La cheratosi si combatte con il sole

«Le cheratosi attiniche, spiega Giuseppe Monfrecola, Ordinario di Dermatologia all’Università Federico II di Napoli e Presidente del 92° Congresso Nazionale SIDeMaST, appartengono alla famiglia dei cosiddetti tumori cutanei non melanoma (NMSC) molto comuni che in Italia mostra una prevalenza di oltre 1 persona su 4, arrivando a una prevalenza di 1 su 3 nella popolazione maschile. La pericolosità di questa forma tumorale è data dalla possibile progressione da questa forma pre-maligna a forme tumorali invasive quali i carcinomi squamocellulari o spinocellulari (spinaliomi).»
«Vista la potenziale pericolosità di queste lesioni, continua Piergiacomo Calzavara Pinton, Presidente SIDeMaST, è necessario trattarle. Tra le terapie più innovative a disposizione, che ha mostrato efficacia anche in presenza di cheratosi multiple, c’è la terapia fotodinamica in daylight (luce del sole). La terapia fotodinamica consiste nell’applicazione di una sostanza (5-metil-aminolevulinato) che posta sotto una fonte luminosa si attiva provocando la morte delle cellule tumorali. La terapia fotodinamica convenzionale usa come fonte luminosa una lampada a raggi rossi, mentre quella daylight usa la luce solare. Quest’ultima tecnica che consente di curare con il sole i danni provocati dal sole ha un’efficacia simile al trattamento fotodinamico convenzionale, ma presenta notevoli vantaggi sia per il medico sia per il paziente. I vantaggi per il medico derivano da una notevole semplificazione del trattamento: i tempi di trattamento sono ridotti, non sono necessarie attrezzature e personale specifici, si può trattare una maggiore area cutanea durante la seduta e consente di trattare più pazienti contemporaneamente. Per quanto riguarda il paziente la terapia fotodinamica in daylight consente una migliore esperienza di trattamento. Le sessioni risultano infatti più brevi e il trattamento non causa dolore e ha minori effetti collaterali rispetto alla terapia convenzionale portando a una maggiore soddisfazione e accettazione del trattamento e, non ultimo, a un ottimale risultato estetico.» Per il paziente, quindi, minor dolore, minori reazioni locali, una più rapida riparazione cutanea e soprattutto la possibilità di trattare più cheratosi in un’unica seduta con due ore di esposizione al sole.
La terapia in daylight è stata oggetto di un documento redatto da un panel di esperti che, oltre a descrivere questa innovativa tecnica e a metterne in luce i profondi vantaggi, fornisce al dermatologo tutte le informazioni pratiche del protocollo di trattamento.
«Quest’anno, commenta Aurora Parodi, professore ordinario di Dermatologia, Direttore UOC Clinica dermatologica, IRCCS AOU San MartinoIST Genova, DiSSal Università di Genova, verrà presentata una revisione del documento per la gestione della rosacea. Questa malattia è caratterizzata dalla presenza di lesioni ed alterazioni vascolari di aree del viso dovuta a fenomeni di infiammazione da attribuire a una risposta immunitaria alterata nei confronti di diversi stimoli e fattori microbici locali, in particolar modo l’acaro Demodex. Tra le novità riguardanti la gestione della rosacea c’è un nuovo sistema di classificazione: la convenzionale suddivisione in sottotipi ha mostrato diversi limiti dovuto alla loro sovrapposizione e alla loro limitatezza in termini di evoluzione delle manifestazioni nel tempo. Recentemente il gruppo ROSacea COnsensus (ROSCO), panel internazionale di dermatologici e oftalmologi, ha proposto un nuovo approccio basato sul fenotipo, ossia sulle caratteristiche che possono essere osservate nel paziente. Questo nuovo approccio permette di focalizzarsi maggiormente sulle problematiche del singolo paziente e sugli aspetti della malattia che vengono percepiti come più invalidanti e consente di ottimizzare in modo migliore i trattamenti che sono mirati a manifestazioni cliniche.»
«L’impatto di questa malattia, continua Giuseppe Monfrecola, Ordinario di Dermatologia all’Università Federico II di Napoli e Presidente del 92° Congresso Nazionale SIDeMaST, sulla qualità della vita del paziente si riflette anche sulle soluzioni terapeutiche per la sua gestione. La terapia ha diverse finalità: eliminare o ridurre il numero di lesioni, ridurre la gravità delle lesioni, ridurre le recidive e soddisfare il paziente migliorandone la qualità di vita. La scelta della terapia si basa sulle manifestazioni cliniche del singolo paziente e sulla loro gravità piuttosto che sul sottotipo e, cosa fondamentale, sugli aspetti della malattia che il paziente percepisce come più invalidanti. Esistono diverse terapie per la rosacea, da farmaci topici a farmaci sistemici, ma tra le novità presenti in questo aggiornamento delle linee guida per la gestione della rosacea c’è l’introduzione dell’ivermectina come farmaco di prima linea per il trattamento della rosacea in presenza di papule e pustole infiammatorie da lieve/moderato a severo. Questa terapia consiste nell’applicazione di una crema con ivermectina all’1%. L’ivermectina ha un’azione sia anti-infiammatoria sia anti-parassitaria agendo in modo sinergico sulle cause di questa malattia. Studi clinici hanno mostrato la sua superiorità rispetto ad altri farmaci di riferimento per la cura della rosacea. In particolare, l’ivermectina si è mostrata superiore al metronidazolo, farmaco topico per cura della rosacea con papule e pustole in forma lieve, per quanto riguarda il miglioramento nella qualità di vita del paziente: l’82.5% dei pazienti trattati con ivermectina vs il 63% dei pazienti trattati con metronidazolo presentavano assenza o quasi totale assenza di lesioni».

Nel video:

  • Piergiacomo CALZAVARA PINTON
  • Presidente Società Italiana Dermatologia medica

  • Giuseppe MONFRECOLA

    Professore di Dermatologia Università Federico II di Napoli
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