Un disturbo che accomuna molti – troppi – italiani e che risulta strettamente correlato alle (cattive) abitudini adottate quotidianamente, con ripercussioni significative sul benessere e la qualità di vita di chi ne soffre. Parliamo del mal di testa e delle conclusioni tratte dall’incontro di presentazione della Settimana di prevenzione del mal di testa – dall’8 al 14 maggio 2017- l’iniziativa promossa da Angelini con il contributo scientifico della Società Italiana di Neurologia (SIN), nell’ambito della seconda edizione della campagna di sensibilizzazione e prevenzione “I mal di testa togliteli dalla testa”.
Un incontro che ha confermato quanto il mal di testa sia un disturbo estremamente diffuso tra la popolazione – sono 25,3 milioni le persone che ne soffrono nel nostro Paese – ma anche come stili di vita e abitudini quotidiane non corrette siano strettamente correlate all’insorgere del problema, con ricadute importanti sulla qualità di vita di chi ne soffre.
Evidenze supportate dai risultati dell’indagine condotta da GfK1 sulla diffusione del disturbo e dall’analisi dei dati “real-life” estrapolati dalla App iMalditesta, lo strumento creato nel 2016 per imparare a conoscere e monitorare le caratteristiche del proprio mal di testa e le correlazioni con fattori esterni, quali tensione, sedentarietà, qualità del sonno, assunzione di particolari cibi e molto altro. È soprattutto da questi dati che emerge un quadro di sofferenza significativa: il 68% di chi ha utilizzato stabilmente la App ha registrato almeno un episodio di mal di testa forte o molto forte, mentre 1 su 2 ha sofferto sia di mal di testa ‘’normale’’ sia forte. Le donne ne sono più colpite rispetto agli uomini (65% contro il 35%), in entrambi i casi nella fascia di età compresa tra i 25 e i 45 anni, quindi quella centrale di maggiore attività e impegno professionale, familiare e sociale.
“Nel 70% dei casi, chi ha registrato l’episodio di mal di testa ha saputo indentificare almeno una causa principale scatenante. Tra i fattori predominanti, prevalgono lo stress e i sentimenti di preoccupazione e ansia (36% dei casi), seguiti dagli stati di affaticamento fisico (19%) e mentale (10%). A questi dati, possiamo aggiungere che per le donne, un’altra causa rilevante nell’insorgenza del disturbo è il ciclo mestruale, con il 20% degli episodi sofferti e riferiti soprattutto al mal di testa forte. Questa capacità di “leggere” le ragioni all’origine del problema, denota attenzione verso il proprio disturbo, un’attenzione che però non sempre è seguita da un corretto trattamento: 1 episodio di mal di testa su 4, infatti, non viene curato probabilmente perché si resta in attesa che passi da solo o perchè si adottano altri rimedi” – commenta Isabella Cecchini, Responsabile Area Salute di GfK. “Inoltre, il 58% di queste persone ha riconosciuto l’elevato impatto del disturbo sulla propria vita quotidiana che ha inciso negativamente sulle attività di svago (20%), sulla vita familiare e sul sonno (16%)”.
Emerge un circolo vizioso che si autoalimenta: più si vivono stati di tensione e stress e si è stanchi e ansiosi, più si è esposti a attacchi di mal di testa, cui spesso fanno seguito tristezza, depressione e irritabilità con ricadute negative sul benessere generale della persona, sulle sue relazioni sociali e sulla vita personale e professionale.
“La cefalea è una patologia tra le più diffuse nella popolazione, ma è talmente sottovalutata da non essere riconosciuta e trattata come tale. Essa può essere sintomo di una condizione di malattia severa o rappresentare essa stessa l’unica espressione di una condizione che peggiora sensibilmente la qualità della vita dei pazienti. Da questa mancanza di conoscenza del disturbo, delle cause scatenanti e dei trattamenti più adeguati, ne deriva una pericolosa trascuratezza che può evolvere nella cronicizzazione del disturbo” commenta Leandro Provinciali, Presidente della Società Italiana di Neurologia. “Lo stile di vita ha un impatto importante sull’insorgere del mal di testa: sregolatezza alimentare e dei ritmi quotidiani, sedentarietà, stress, scarsa qualità del sonno, consumo eccessivo di alcolici sono solo alcuni dei comportamenti che possono scatenare episodi di cefalea che, se trascurati o non gestiti correttamente, a lungo andare possono richiedere l’intervento del neurologo per un trattamento specifico. Per questa ragione, è fondamentale trovare delle sinergie e promuovere iniziative che, come la Settimana di prevenzione del mal di testa, nascono con l’obiettivo di dare una corretta informazione sul disturbo e sensibilizzare all’adozione di abitudini che possano aiutare a ridurre e prevenire la cefalea”.
“Se si prendono in considerazione i “costi” individuali e sociali della ricorrenza di cefalea e i rischi di gravi conseguenze di un mal di testa sintomatico di altre malattie più serie sottostanti alla comparsa del disturbo – afferma Elio Agostoni, Vicepresidente della Società Italiana di Neurologia – indubbiamente tale condizione non deve essere sottovalutata e richiede un competente inquadramento clinico”.
Nel video:
- Isabella CECCHINI
Responsabile Area Salute GfK Eurisko- Elio AGOSTONI
Vicepresidente Società Italiana di Neurologia- Cristina TASSORELLI
Professore di Neurologia Università di Pavia