Un riferimento per il dolore cronico

Un concreto cambio di paradigma, per gestire al meglio un tema di rilevanza nazionale, ecco la proposta di G.U.I.D.A. Non più il dolore muscolo scheletrico cronico come sintomo di una malattia, ma esso stesso una patologia da diagnosticare con scale di valutazione validate e condivise, da trattare con appropriatezza, secondo percorsi diagnostico terapeutici definiti con team multidisciplinari, per garantire al paziente il ritorno ad uno stato positivo in termini di qualità di vita, con la normale ripresa della attività lavorative e sociali.

“Il dolore muscolo scheletrico cronico, secondo dati recenti– dichiara Ombretta Di Munno, Professore associato di reumatologia presso l’Università di Pisa – riguarda oltre il 26% della popolazione e rappresenta un tema di spesa sanitaria di primaria importanza, sia in termini di costi diretti che indiretti. Con queste premesse abbiamo scelto di fondare G.U.I.D.A, con l’obiettivo di colmare una lacuna importante nel panorama della scienza italiana e con l’aspirazione di creare una alleanza culturale e scientifica fra gli specialisti Ortopedici, Fisiatri e Reumatologi, figure professionali che gestiscono con maggiore frequenza i pazienti affetti da dolore muscolo-scheletrico.”

“Il dolore acuto, se non gestito – continua Giovanni Iolascon, Ortopedico e Fisiatra, Professore di Medicina Fisica e Riabilitazione presso la Seconda Università di Napoli – può evolvere in dolore cronico con conseguenze serie che vanno dalla disabilità parziale o totale del paziente, all’aumentato rischio di complicanze cliniche, di prolungamento della degenza ospedaliera con un relativo incremento dei costi sanitari. Oggi, in base alle nuove evidenze cliniche, sappiamo che la definizione di dolore cronico muscolo scheletrico va aggiornata, non basta più classificarlo come cronico se la durata supera i tre mesi, ma è necessario integrare anche il criterio fisiopatologico.”

La spesa sanitaria per il dolore cronico muscoloscheletrico. L’esorbitante costo del dolore muscolo scheletrico, secondo dati recenti, arriva al 2,3% del PIL e, come sempre, cumula un insieme di costi diretti e costi indiretti. Per quando riguarda i primi si calcola circa un 10% della spesa sanitaria pubblica complessiva, dovuta principalmente ad erogazione di farmaci, ricoveri, diagnostica a carico del SSN, per un costo annuale di circa 1400€ per paziente. Per quanto riguarda i costi indiretti i principali fattori sono sostanzialmente le giornate lavorative perse, le interruzioni del lavoro e l’assistenza familiare, per una stima di 4557€/anno per paziente. Per entrambe le voci, quindi gioca un ruolo fondamentale la possibilità di migliorare il grado di appropriatezza rispetto alle terapie erogate, ma soprattutto la mancanza di un percorso diagnostico e terapeutico dedicato (PDTA) al dolore cronico, che possa indicare ad esempio al medico di base, quali specialisti consultare, in quale ordine e quale follow up mettere in pratica.

La proposta di G.U.I.D.A, l’attualizzazione della legge 38/2010 e la definizione di PDTA multidisciplinari. “G.U.I.D.A – spiega la Professoressa Di Munno – intende mettere al servizio delle Istituzioni e del Ministero della Salute, la competenza degli specialisti ortopedici, reumatologi e fisiatri, che di fatto, sono da sempre dedicati in prima linea nella gestione interdisciplinare delle patologie osteoarticolari ed al dolore ad esse connesso. La proposta che intendiamo portare avanti è quella di dare concretezza, alle ottime indicazioni della Legge 38/2010, elaborando e proponendo dei PDTA dedicati alle varie condizioni di dolore muscolo-scheletrico con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti e di razionalizzare la spesa sanitaria, attraverso il principio dell’appropriatezza.”

Nel video:

  • Ombretta Di Munno
    Docente di Reumatologia Università di Pisa
  • Alberto Migliore
    Unità di Reumatologia Ospedale S. Pietro Fatebenefratelli Roma
  • Umberto Tarantino
    Docente di Reumatologia Università di Roma Tor Vergata
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