Uno studio condotto dagli esperti del centro Parkinson di Milano – punto di riferimento in Italia e nel mondo per la cura di questa patologia – guidato dal professor Gianni Pezzoli e pubblicato sul “Journal of Neurological Sciences”, conferma che la Mucuna pruriens, una pianta leguminosa della famiglia delle Fabaceae e disponibile nei Paesi più poveri del Sud del Mondo, contiene Levodopa. Il rimedio provato in Ghana, Zambia e Bolivia.
Il legume Mucuna pruriens, molto diffuso in alcune aree equatoriali e oggetto di studio da parte dei ricercatori del Centro Parkinson dell’Ospedale Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini – CTO, se opportunamente lavorato e somministrato al paziente, ha la stessa efficacia del farmaco, poiché contiene levodopa, il trattamento gold standard nella cura del Parkinson. La Mucuna pruriens, utilizzata come fertilizzante in molti Paesi del Sud del Mondo, può essere usata come farmaco. Per questo i ricercatori, guidati dal professor Gianni Pezzoli, direttore del Centro Parkinson e presidente della Fondazione Grigioni nata per la cura e la ricerca su questa patologia, hanno iniziato uno studio, a partire dal 2012, ora pubblicato sul “Journal of Neurological Sciences”, che conferma l’efficacia della cura del Parkinson con questo legume, nelle zone del mondo dove la levodopa non è disponibile, in quanto molto costosa.
Durante lo studio sono state prima esaminate le caratteristiche della Mucuna e poi testati i suoi effetti. “La Mucuna, saltata in padella, macinata e triturata, viene disciolta in acqua nelle dosi indicate – spiega Pezzoli –. Gli effetti rilevati sui malati di Parkinson sono sorprendenti e pari a quelli del farmaco. I tremori diminuiscono in poco tempo e la persona malata sta meglio”. Evidenze terapeutiche che rappresentano un’indubbia promessa per la cura del Parkinosn nelle zone più svantaggiate del pianeta.
Il Centro per la Malattia di Parkinson e i Disturbi del Movimento dell’Istituto Pini- CTO è un punto di riferimento a livello nazionale e mondiale per la cura di questa patologia. “Seguiamo il paziente e lo prendiamo in carico sin dall’inizio del suo percorso – spiega il professor Pezzoli -. Al Centro accedono dalle 1500 alle 1800 nuove persone malate ogni anno e il nostro data-base comprende circa 27mila pazienti, che vengono seguiti sotto ogni aspetto, anche dal punto di vista nutrizionale con ambulatori dedicati, fisioterapia e psicoterapia. È attivo anche un numero dedicato per seguire il paziente a distanza anche il sabato e la domenica”.
Il Centro Parkinson, anche grazie alla collaborazione con la Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, ha infatti istituito a partire da maggio 2002 una “Banca del DNA” dei pazienti affetti da malattia di Parkinson o da disturbi neurologici correlati (parkinsonismi e altre malattie neurodegenerative) allo scopo di promuovere la ricerca sulla genetica di queste malattie.