L’alleanza tra clinici e payer come risorsa chiave per sfruttare le opportunità offerte dai farmaci biosimilari; l’importanza di coinvolgere il clinico nelle strategie di risparmio; la salvaguardia della libertà prescrittiva del clinico per offrire ai pazienti la terapia più appropriata; il superamento della gara come strumento più efficace per l’approvvigionamento dei farmaci innovativi. Sono le principali indicazioni che scaturiscono da un innovativo “percorso partecipato” sulla questione dei biosimilari e basato sul confronto tra specialisti di diverse aree terapeutiche e decisori di Aziende Sanitarie italiane. Il progetto, promosso da IMS Health*, ha portato alla stesura di otto “comandamenti” sull’utilizzo dei farmaci biologici originator e biosimilari: un elenco di best practice condivise da tutti gli attori che hanno come filo conduttore l’importanza di tenere in debita considerazione non solo la sostenibilità economica, ma anche e soprattutto la valutazione della migliore opportunità terapeutica per il paziente in termini di efficacia e sicurezza.
Alcune delle soluzioni individuate nell’ambito di questo progetto hanno prodotto risultati importanti in termini di controllo delle spese nelle Regioni in cui sono già state avviate: ad esempio in Calabria il passaggio da un sistema di gare a un sistema misto con accordo quadro è stato uno dei fattori che hanno determinato una riduzione della spesa farmaceutica di circa 9 milioni di euro dal 2008 al 2014 (dati AGENAS). Inoltre, nel 2014 la Calabria è risultata tra le regioni più virtuose nel contenimento della spesa sanitaria: pur avendo superato, come tutte le altre regioni ad eccezione della Valle d’Aosta, il tetto di spesa del 3,5%, è riuscita a contenere lo sforamento nella soglia del 4,2% (dato AIFA).
I farmaci biosimilari, meno costosi rispetto ai biotecnologici originatori, generano comprensibili aspettative di risparmio nei decisori delle amministrazioni; dall’altro lato però i clinici, unici responsabili della scelta prescrittiva, chiedono maggiori tutele dal punto di vista delle attività regolatorie, perché originator e biosimilari di fatto non sono interscambiabili.
«Con l’arrivo dei biosimilari – commenta Francesco Locatelli, Direttore Scientifico Dipartimento Nefrologia, Dialisi e Trapianto Renale Ospedale A. Manzoni di Lecco – noi clinici abbiamo dovuto farci carico dei rischi connessi all’utilizzo di nuovi farmaci che non comportano però benefici terapeutici diversi da quelli dei farmaci disponibili già da circa 20 anni. Proprio perché il biosimilare non risponde a un medical need, è importante che non venga imposto come scelta ideologica senza coinvolgere il medico sulle modalità di risparmio più appropriate nelle specifiche aree terapeutiche».
Trovare un punto di mediazione tra queste esigenze è il focus del progetto, che si articola in un primo tavolo di discussione propedeutico, che ha coinvolto un board interdisciplinare formato da payer rappresentativi di diverse realtà e modelli di approccio al biosimilare, farmacologi e un nefrologo, e in un tavolo più operativo, al quale hanno partecipato, oltre ai payer, tre clinici rappresentanti di diverse aree terapeutiche, un immunologo e un farmacologo.
L’alleanza tra clinici e payer è emersa fortemente come conditio sine qua non per attuare un modello di gestione dei biosimilari che possa conciliare libertà prescrittiva, appropriatezza terapeutica ed esigenze di risparmio; al clinico può essere chiesto un risparmio, a condizione che sia sempre garantita la possibilità di prescrivere la scelta terapeutica più appropriata.
Nel video:
- Francesco Locatelli
Direttore Scientifico Dipartimento Nefrologia Ospedale A. Manzoni di Lecco