Pazienti che non curano i propri polmoni

Conosciuta solo dal 14% degli italiani, la BPCO oltre ad essere una patologia sottostimata è anche sottodiagnosticata. “La maggior parte dei pazienti con BPCO, 6 su 10, non ha mai ricevuto una diagnosi, oppure la riceve tardivamente anche a fronte di una scarsa conoscenza della malattia: circa il 9% dei pazienti riceve una diagnosi di BPCO in condizione di malattia severa o molto severa; il 25-30% vi giunge a uno stadio moderato” – spiega Francesco Blasi, Professore Ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano – “La BPCO non è semplicemente la “tosse del fumatore”, ma è una delle principali cause di morbilità e mortalità”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno nel mondo si contano oltre 3 milioni di morti, per altro destinate ad aumentare: qualora non vengano adottate misure preventive per ridurre i fattori di rischio alla base della malattia, fumo di sigaretta in primis, l’OMS stima che nel 2030 la BPCO sarà la terza causa di morte nel mondo e nel 2020 la quinta in termini di disabilità e qualità di vita.
La corretta gestione delle terapie inalatorie è strettamente associata all’aderenza dei pazienti. In particolare, nella BPCO l’aderenza tende a non essere elevata – si parla di meno del 30% – o comunque minore di quanto si registra comunemente in patologie come l’infezione da HIVinfezione da HIV, o il cancro. La scelta di un device facile da usare e di un regime terapeutico non complesso possono favorire l’aderenza e di conseguenza il successo della terapia. Soprattutto per i più anziani, con deficit motori o cognitivi, è importante prevedere la corretta educazione alla gestione della terapia e all’uso del device.
La combinazione a dose fissa di beclometasone dipropionato (corticosteroide per inalazioneICS) e formoterolo fumarato (broncodilatatore beta2-agonista ad azione rapida e a lunga durata – LABA) (FOSTER) di Chiesi Farmaceutici è il primo e unico spray extrafine ad aver ottenuto l’approvazione in Italia (marzo 2016) per l’indicazione nella broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).
Nei pazienti con BPCO grave o con precedenti riacutizzazioni la combinazione extrafine, oltre a migliorare la funzionalità polmonare, riduce del 28% l’incidenza di questi episodi acuti che tendono ad aggravare ulteriormente la condizione clinica del paziente oltre ad essere motivo di ospedalizzazione e in alcuni casi di decesso: il tasso di mortalità delle riacutizzazioni di BPCO ospedalizzate è di circa il 10%. Questa associazione, già indicata nel trattamento dell’asma, ha dimostrato nella BPCO di migliorare la dispnea, la tolleranza allo sforzo fisico e di ridurre l’air trapping, ovvero l’ostruzione nelle vie periferiche. La formulazione extrafine consente, inoltre, di utilizzare una dose di corticosteroide (beclometasone dipropionato) inferiore rispetto alle altre combinazioni disponibili, il che la rende un trattamento sicuro e ben tollerato dai pazienti. Infine, il rapido effetto del broncodilatatore presente in questa combinazione (formoterolo fumarato) determina un miglioramento dei sintomi che si manifesta precocemente dopo l’assunzione.

Nel video:

  • Francesco Blasi
    Docente Malattie Respiratorie Università di Milano
  • Alberto Papi
    Direttore Malattie Apparato Respiratorio Università di Ferrara
  • Stefano Petruzzelli
    Chief Medical Officer Research & Development Chiesi
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