Il primo passo per prevenire il tumore alla prostata

È sempre difficile fare il primo passo, in qualunque campo. Tuttavia, una volta che lo si è compiuto, il timore passa e lascia spazio a un percorso di comprensione e di crescita. Ciò è vero anche quando si parla di prevenzione del cancro alla prostata, una porta che molti uomini faticano ad aprire. E’ questo il tema dell’iniziativa intitolata Il prossimo primo passo, organizzata dall’Ospedale San Raffaele di Milano, con il sostegno dell’azienda farmaceutica Ipsen. Il progetto prevede informazioni al pubblico e un concorso fotografico.

“Il nostro obiettivo – ha spiegato il professor Francesco Montorsi, primario dell’Unità Operativa di Urologia e direttore scientifico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – è avvicinare gli uomini ai temi della medicina e della scienza con un approccio divulgativo e rassicurante per sensibilizzarli sull’importanza della prevenzione e della cura“. Ipsen, che proprio quest’anno, celebra i suoi 25 anni di attività in Italia con una posizione di primo piano nell’ambito del Gruppo raggiunta e consolidata attraverso un network di collaborazioni scientifiche con i Centri di eccellenza nazionali e con le Società Scientifiche, ha scelto questo evento per celebrare questo importante anniversario.
“Nel nostro lavoro abbiamo sempre tenuto il paziente al centro– spiega la dottoressa Sandra Lanzi Institutional Affairs & Market Access Director di Ipsen – È in questo contesto che si è rafforzata anche la collaborazione con le Associazioni dei Pazienti che rivestono un ruolo sempre più importante nell’ambito della salute, diventando un punto di riferimento e contribuendo allo sviluppo della consapevolezza e dell’approccio alla malattia. In tale contesto si colloca la collaborazione di Ipsen con URI Istituto di Ricerca Urologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, la cui attività è dedicata alla scoperta di nuove terapie per la cura delle malattie urologiche. Attività che coniuga ricerca di base e ricerca clinica ma soprattutto, ed ecco la sinergia con Ipsen, promuove una maggiore conoscenza e consapevolezza sulle tematiche legate alla salute e alla prevenzione in ambito urologico”.
I numeri del tumore alla prostata sono in aumento, ogni anno vengono diagnosticati oltre 20.000 nuovi casi, con un picco di incidenza tra i 50 e i 70 anni: questo tipo di neoplasia rappresenta il 20% di tutte quelle che colpiscono gli uomini. Questa crescita può essere dovuta a diverse cause, tra le quali il progressivo invecchiamento della popolazione e la possibilità di porre diagnosi più facilmente, grazie ad aumento degli screening e delle tecniche di imaging. In parte il merito va attribuito anche ad una crescente sensibilità dei pazienti, favorita dalle molte campagne di informazioni che sono state fatte negli ultimi anni, anche se su questo fronte ancora molto resta da fare. Gli uomini sono ancora mediamente restii a sottoporsi a controlli urologici in assenza di sintomi. Purtroppo, mentre per le donne fin dall’adolescenza vi è un’abitudine ormai diffusa ad effettuare visite periodiche dal ginecologo, negli uomini la visita dall’urologo è ancora, spesso, un tabù.
“Gli uomini, a differenza delle donne, spesso non percepiscono il valore del ‘prendersi cura di sé’ – ha infatti spiegato il professor Andrea Salonia, urologo e andrologo, direttore di URI, l’Istituto di Ricerca Urologica dell’Ospedale San Raffaele – Trascurano la prevenzione e adottano un atteggiamento scaramantico che alla lunga risulta controproducente”.
La buona notizia è che la mortalità per carcinoma della prostata è, da oltre un ventennio, in costante moderata diminuzione (–1,8% per anno), e ciò conferma il ruolo giocato dall’anticipazione diagnostica, e dunque anche dalle tante campagne e iniziative di sensibilizzazione, e gli enormi progressi che si sono ottenuti sia sul fronte della terapia, capaci di portare a una cronicizzazione della malattia nella fase metastatica, nonché a progressi in campo chirurgico e radioterapico. Tutto questo è stato possibile grazie al progresso della medicina e all’arrivo di molte opzioni terapeutiche a disposizione. Tra i soggetti che hanno contribuito a questo progresso va certamente inserita l’azienda farmaceutica IPSEN. Un quarto di secolo è infatti passato da quando l’azienda è arrivata sul mercato italiano con un solo farmaco, un analogo dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (LHRH analoghi). Questo impegno è poi cresciuto allargandosi ad altre aree terapeutiche come l’endocrinologia, la neurologia e l’ oncologia. Un percorso che ha portato l’azienda, arrivata in Italia nel 1990 con un solo prodotto e una decina di persone, ad avere oggi cento dipendenti e una gamma di prodotti commercializzati e in sviluppo molto più ampia.

Nel video:

  • Sandra LANZI
    Institutional Affairs & Market Access Director Ipsen
  • Francesco MONTORSI
    Direttore scientifico Ospedale San Raffaele Milano
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