Il tumore tiroideo può guarire nel 90 per cento dei casi

In passato il monitoraggio di recidive del carcinoma differenziato della tiroide si effettuava dopo la sospensione della terapia ormonale con L-tiroxina, allo scopo di far aumentare i livelli circolanti del TSH, l’ormone che stimola la funzione delle cellule tiroidee. In questo modo le cellule tiroidee residue hanno la capacità di immagazzinare al loro interno lo iodio radioattivo e di essere pertanto visualizzate alla scintigrafia. Inoltre, la stimolazione del TSH fa produrre la tireoglobulina, una proteina esclusivamente prodotta dalle cellule tiroidee e, per questo, marker tumorale specifico dei tumori tiroidei. Ma la sospensione della terapia con L-tiroxina determinava nel paziente una condizione di ipotiroidismo acuto e grave, con notevole compromissione della capacità lavorativa e della qualità della vita e, a volte, con rischi per la sua salute. Oggi, grazie alla somministrazione per via intramuscolare del TSH umano ricombinante, non è più necessario interrompere la terapia ormonale evitando, quindi, tutti quei disagi al paziente e, inoltre, riducendo il potenziale effetto di stimolo sulla crescita tumorale che, livelli troppo a lungo elevati di TSH potrebbero determinare.

Nel video:

  • Daniele BARBARO
    Direttore Endocrinologia A.S.L. 6 Livorno Docente all’Università di Pisa
  • Steven SHERMAN
    Docente University of Texas Anderson Cancer Center Houston USA
  • Rossella ELISEI
    Docente Endocrinologia Università di Pisa
  • Paolo VITTI
    Direttore Endocrinologia AO Universitaria Pisana Docente Università di Pisa
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