Il trattamento della leucemia mieloide cronica (Lmc) ha rappresentato, all’inizio degli anni Duemila, l’apripista e il primo modello di successo dell’oncoematologia di precisione: la chiave è stata l’identificazione dell’anomalia genetica (il gene BCR-ABL) all’origine della patologia con la successiva messa a punto di terapie intelligenti o a bersaglio molecolare.
Prossimo obiettivo è arrivare a sospendere il farmaco senza evidenza di ripresa di malattia. Un passaggio non meno rivoluzionario per l’ematologia, al quale in Italia potrà fornire un contributo decisivo LabNet, il network realizzato dal Gimema, Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto con il supporto di Novartis, che collega i Centri di ematologia e i laboratori di biologia molecolare. LabNet, grazie alla condivisione delle informazioni tra i migliori laboratori italiani, potrà fornire un contributo fondamentale al monitoraggio e alla ricerca clinica, realizzando un “big data” formidabile da cui estrapolare informazioni preziose per comprendere il significato prognostico delle mutazioni.
Senza questo tipo di network l’ematologia di precisione rischia di rimanere solo un ideale, sia per il paziente, sia per la sanità nel suo complesso. Da qui deriva l’impegno nel progetto LabNet per ottimizzare le cure nella leucemia mieloide cronica e prossimamente anche nella leucemia mieloide acuta e nelle malattie mieloproliferative.
Nel video:
- Fabrizio PANE
Presidente Società Italiana di Ematologia- Monica BOCCHIA
Direttore Ematologia Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese- Tiziano BARBUI
Direttore Scientifico Fondazione per la Ricerca Ospedale Maggiore di Bergamo