INFARTO PRIMA CAUSA DI MORTE NELLA DONNA

Ogni anno in Italia più di una donna su 3 muore a causa di una malattia del cuore, ma la maggioranza non sa che queste malattie sono la loro prima causa di morte e sottovaluta i sintomi dell’infarto.

Vivi con il Cuore (www.viviconilcuore.it) è la prima campagna di informazione per riconoscere e prevenire l’infarto nella donna, con l’obiettivo di promuovere e sviluppare la conoscenza e la consapevolezza delle patologie cardiovascolari e incentivare le donne ad adottare strategie salva-cuore. L’iniziativa, promossa da Abbott, ha ottenuto il patrocinio di SIC, Società Italiana di Cardiologia, ARCA, Associazioni Regionali Cardiologi Ambulatoriali, SIPMeL, Società Italiana di Patologia Clinica e Medicina di Laboratorio e SIBioC Medicina di Laboratorio, Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica.

La campagna Vivi con il Cuore utilizza come supporto tecnologico un portale web (www.viviconilcuore.it) e una app disponibile gratuitamente su AppStore e Google Play per tablet e smartphoneiOS e Android. All’interno del portale, le donne potranno trovare una miniera di informazioni sulle malattie del cuore, riconoscere le differenze di genere, scoprire i sintomi dell’infarto e le specificità nella donna, tanti consigli per attuare efficaci strategie salva-cuore e un semplice test per valutare il proprio stile di vita.

Ma quanto ne sanno le donne? A questo proposito Eikon Strategic Consulting ha intervistato un campione di donne tra i 40 e i 60 anni statisticamente rappresentativo della popolazione italiana femminile di questa fascia d’età, per comprendere le percezioni delle donne in relazione alle malattie cardiovascolari. Ne emerge un quadro caratterizzato da luci e ombre. 8 donne su 10 (il 76%) non sanno che le malattie cardiovascolari e l’infarto sono la loro prima causa di morte, mentre il 68% ritiene che siano un problema tipicamente maschile. Il sintomo cruciale dell’infarto, il dolore toracico, è correttamente indicato dal 71% delle intervistate ma la maggioranza delle donne non sa che i segnali di allarme possono essere diversi dall’uomo e meno della metà è in grado di riconoscere gli altri sintomi non specifici. Il risultato è che mediamentesolo quattro donne su dieci si sono rivolte a un medico pur avendo accusato una serie di sintomi che potrebbero essere classificati come possibili segnali di allarme dell’infarto. Infine, le donne intervistate dichiarano di riuscire a tenere sotto controllo molti di quelli che ritengono fattori di rischio per l’infarto, come ad esempio la pressione arteriosa, il colesterolo e il fumo. Più difficile controllare lo stress, il carico di lavoro e le responsabilità (per il 75%).

Nel video:

  • Cristina CenciAntropologa Istituto Eikon Strategic Consulting
  • Anna Sonia PetronioResponsabile Laboratorio Emodinamica AOU Pisana
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