Secondo i dati ufficiali le persone affette da broncopneumopatia cronica ostruttiva dovrebbero essere circa tre milioni. Per gli esperti, invece, sono almeno il doppio.
La BPCO è una malattia cronica invalidante caratterizzata da lenti e progressivi mutamenti strutturali dell’apparato respiratorio con una conseguente limitazione al passaggio dell’aria attraverso i bronchi, il che conduce gradualmente alla sensazione di difficoltà respiratoria fino ad una vera e propria “fame d’aria”. La dispnea, insieme alla tosse persistente spesso associata a catarro, sono i sintomi principali. In Italia ne soffre il 6% della popolazione.
Questa patologia riduce progressivamente la capacità di movimento dei pazienti: difficoltà a salir le scale, affanno a passeggiare fino a dovere rinunciare a camminare per brevi tragitti, e a trovare molto difficoltose semplici attività quotidiane come vestirsi o lavarsi. La crescente fatica induce il paziente ad auto-limitarsi nell’attività fisica, con un conseguente peggioramento della qualità della vita e della prospettiva di sopravvivenza.
L’età d’insorgenza è spesso intorno ai 50 anni d’età, dunque nel pieno delle attività lavorative e i sintomi diventano più invalidanti con il progredire dell’età. Dunque è importante non trascurare i primi campanelli d’allarme rivolgendosi tempestivamente allo pneumolgo per valutare la necessità di un approfondimento con test spirometrico.
E per quanto riguarda la terapia, sarà a breve disponibile anche in Italia indacaterolo/glicopirronio, la prima terapia per la duplice broncodilatazione, che ha dimostrato di ridurre i sintomi della malattia, con benefici in termini di performance fisica e qualità della vita.
Nel video:
- Francesco Blasi
Docente di Malattie respiratorie Università di Milano- Pierluigi Paggiaro
Docente di Malattie Apparato Respiratorio Università di Pisa