Un flash mob per prevenire il diabete

Si è svolto nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano l’evento “Move To Cure”, un flash mob danzante che ha coinvolto le associazioni pazienti, passanti e turisti
Il raduno si proponeva di attirare l’attenzione del grande pubblico sull’importanza dell’esercizio fisico e di una corretta alimentazione per la prevenzione e la gestione del diabete
Il raduno – che va ad aggiungersi alle numerose iniziative organizzate a livello nazionale in occasione della Giornata Mondiale del Diabete – ha preso vita sul web grazie a un “passaparola” avviato sulla pagina Facebook “Diabete, Move to Cure”, che ad ora conta oltre 6mila “like”, e si propone, attraverso una performance di ballo spontanea, di attirare l’attenzione del grande pubblico sull’importanza dell’esercizio fisico e di una corretta alimentazione per la prevenzione e la gestione del diabete, una patologia che in Italia colpisce circa 3 milioni di persone e che nel 2030 si stima conterà 5 milioni di pazienti.

“L’invecchiamento della popolazione e il progressivo aumento dei casi di obesità sono alla base della crescita esponenziale dei casi di diabete negli ultimi anni.” – afferma Salvatore Caputo, Presidente di Diabete Italia, il quale fornisce una quadro più dettagliato sulla prevalenza della patologia – “In Lombardia si contano quasi 500.000 diabetici, circa il 5% della popolazione regionale, con un picco nella fascia d’età tra i 70 e 74 anni. Non vi sono sostanziali differenze di genere, mentre è presente un gradiente regionale che vede in alcune regioni del Sud una prevalenza della malattia al 6%”.

Tutte le associazioni pazienti coinvolte nel progetto “Move To Cure” sostengono con forza la necessità di diffondere una “cultura del diabete”, soprattutto tra i più giovani, anche attraverso strumenti di comunicazione innovativi, come appunto il flash mob in programma oggi.
“Fin da subito abbiamo appoggiato l’iniziativa perché riteniamo che i social network siano il mezzo più efficace per comunicare ai giovani l’importanza di praticare sport e mantenere uno stile di vita attivo.”- commenta Patrizia Pappini, Presidente dell’Associazione SOStegno 70 – “Sensibilizzare e creare una “cultura del diabete” permette, infatti, di prevenire l’insorgenza di malattie croniche e aiuta ad arginare anche la diabesità in età  evolutiva. Il movimento, in particolare, favorisce un miglior equilibrio glicemico e previene l’insorgenza del diabete nei pazienti a rischio, come le persone sovrappeso. Dobbiamo, infatti, considerare che l’Italia, rispetto agli altri paesi Europei, ha il più alto numero di bambini obesi”.

“Dal diabete non si guarisce, ma la malattia si può controllare e prevenire.” È quanto afferma  Egidio Archero, Presidente di FAND, il quale aggiunge  “La prevenzione ha conseguenze evidenti sulla salute dell’individuo, ma si riflette positivamente anche sui conti della sanità, in quanto richiede minori risorse economiche rispetto a un ricovero ospedaliero. Si tenga conto, ad esempio, che la presa in carico di un paziente diabetico in iperglicemia, ipoglicemia o con una complicanza (ad esempio retinopatia, infarto, dialisi, piede diabetico), può costare al servizio sanitario fino a 1000 euro al giorno”.

Su questo punto concorda anche Maria Luigia Mottes, Presidente dell’Associazione Diabetici della Provincia di Milano: “La persona con diabete e i familiari devono essere consapevoli della gravità della malattia e condividere con il medico curante il percorso terapeutico e lo stile di vita da adottare. Per rafforzare l’empowerment del paziente è, infatti, necessario puntare alla sua formazione, fornendo un’informazione completa e corretta per indurre un uso più responsabile ed efficace delle risorse onde evitare o ritardare la comparsa di complicanze, con conseguenze positive anche sulla qualità della vita del paziente. In Lombardia l’assistenza alle persone con diabete è di buon livello, ma esistono differenze sostanziali fra le ASL e gli ospedali, inoltre, i tempi di attesa per i controlli nei Centri di Diabetologia sono spesso eccessivi”.

L’iniziativa “Move To Cure” nasce da un’idea di un gruppo di dipendenti Janssen, società farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, e Lifescan, società di Medical Devices sempre parte del Gruppo J&J, che hanno curato la coreografia e gestito il “passaparola” virale tramite Facebook e Youtube.

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