E’ di oltre un miliardo e 800 milioni di euro la stima dei costi socio-sanitari in Italia causati dai circa 120 mila soggetti preda del gioco compulsivo. Un dato che, in un prossimo futuro, potrebbe crescere in modo esponenziale, in assenza di adeguate misure di contrasto e contenimento, se solo si considera che assomma a circa tre milioni di soggetti la popolazione potenzialmente a rischio di cadere preda del Gioco d’Azzardo Patologico (GAP).
E’ questo il dato principale – e preoccupante – che emerge da un’ampia analisi dei dati di numerosi studi e ricerche, in materia di dipendenza dal gioco d’azzardo, condotta su vasta scala dal Prof. Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Universitario Gemelli e dalla Dott.ssa Chiara Cadeddu, dell’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e pubblicata dall’Italian Health Policy Brief, la rivista di politica economica e sanitaria che promuove studi, ricerche e confronti per una sanità sostenibile.
Disoccupazione e perdita di produttività, spese giudiziarie, terapie e ricoveri, oltre che sostegno economico ai familiari, sono queste le principali voci di spesa che, anche secondo studi condotti negli Usa e in Europa, generano quei costi dei quali “…occorre tenere conto nella definizione delle scelte politiche per gli anni a venire, nei quali l’equilibrio economico dovrà necessariamente essere al centro dell’attenzione del governo – ha sottolineato Walter Ricciardi – senza considerare le pesanti implicazioni di natura etica e morale che si affiancano a questo grave fenomeno cui i giovani appaiono essere esposti in misura maggiore rispetto agli adulti”.
Nonostante i comprovati problemi generati dal gioco d’azzardo, la Legge di Stabilità 2013 ha previsto bandi di gara per l’apertura di mille nuove sale da poker in tutta Italia. D’altra parte la liberazione del settore, già nel 2004, ha prodotto una raccolta di 61,4 miliardi di euro, pari a circa il 4 per cento del PIL, con un incremento del 30 per cento rispetto al 2008.
Secondo un rapporto prodotto dal Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute, è dimostrata una forte comorbilità della ludopatia con altri quadri diagnostici, quali malattia di Parkinson, depressione, ipomania, disturbo bipolare, impulsività, abuso di sostanze e disturbi della personalità: tutti aspetti, questi, che impattano – e ancor più impatteranno in futuro – sulla crescita dei costi socio-sanitari. Un quadro complesso quindi, quello che devono affrontare Parlamento e Governo che devono cercare un difficile equilibrio fra diverse e contrapposte esigenze: contrastare il gioco illegale e la criminalità organizzata, aumentare le entrate erariali e mantenere le politiche che lo regolano entro i confini di etica e morale, evitando di incentivare comportamenti antisociali o patologici. In questo senso va accolta con grande favore la dichiarazione d’intenti del Ministro della Salute Lorenzin che nell’audizione tenuta il 4 giugno presso le commissioni Affari Sociali della Camera e Igiene e Sanità del Senato ha ribadito con decisione il suo impegno a “…continuare la promozioni di azioni di contrasto e di recupero delle forme di dipendenza dal gioco patologico”.