L’età scolare, l’adolescenza, i processi evolutivi coincidono con il risveglio dei sensi, con la scoperta del piacere. Una fase delicata che, se non adeguatamente supportata dalla famiglia e dagli educatori, può degenerare in patologie a carico della sfera sessuale come la Dipendenza da sesso e la Pornodipendenza. Due patologie in aumento negli ultimi vent’anni su cui fa il punto lo psicologo e psicoterapeuta Stefano Bovero con un intervento durante il Festival dei Saperi Educativi di Vitorchiano che si è appena concluso, organizzato dall’Istituto Progetto Uomo.
A rischio sono soprattutto gli adolescenti, alla ricerca di una propria identità anche a livello sessuale e attratti per natura da tutto ciò che è sconosciuto e proibito, come ha dimostrato uno studio del 2010 curato dall’Osservatorio sui Diritti del Minore presso la Commissione Parlamentare alla Famiglia sulla crescente diffusione della frequentazione di siti web pornografici. La ricerca, effettuata su un campione di 500 minori tra i 14 e i 16 anni, divisi equamente tra maschi e femmine e sparsi sul territorio nazionale, ha evidenziato che il 71% dei maschi e il 46% delle femmine ha visionato film pornografici, prevalentemente scaricati da Internet; e che di questi maschi l’80% ha dichiarato di consumare abitualmente materiale pornografico, percentuale che si attesta al 77% per quanto riguarda le ragazze. Di questi due valori, circa il 50% sia dei maschi che delle femmine hanno dichiarato di nutrire un’attenzione costante verso i film porno, e dunque evidenziano un rischio di dipendenza.
“La dipendenza da sesso non è un fenomeno nuovo – spiega Stefano Bovero -; si tratta di un comportamento caratterizzato da un desiderio sessuale anomalo che coinvolge l’attività del pensiero a tal punto da interferire seriamente con le normali attività quotidiane, e persino da non consentire più di perseguire altri scopi nella vita. Oggi questo disturbo è stato inserito tra le nuove dipendenze in quanto ha considerevolmente aumentato la sua, ancorché sottovalutata e drammatica, incidenza sociale”.
“La pornodipendenza, invece, appare come una particolare estensione autoerotica dello stesso aspetto compulsivo. Entrambe queste dipendenze – commenta Bovero – hanno origine in un’esasperazione dell’attenzione personale sulla corrente libidica e in una sua sostanziale scissione dalla corrente di tenerezza.
Il sesso viene ridotto alla sua dimensione genitale e viene scisso da corrente emotiva e sentimenti. Ma, al di là della specificità tecnica della loro origine, entrambe hanno visto incrementare decisamente la loro incidenza epidemiologica in corrispondenza dello sviluppo e della propagazione sociale dei nuovi media nell’ultimo trentennio. Si tratta di dipendenze in rapido aumento presso tutte le fasce di età e in tutte le classi sociali e si sviluppano con l’abitudine a sperimentare il piacere sessuale connesso alla ricerca di sempre nuove opportunità di stimolazione erotica, fino a giungere ad un comportamento tipicamente compulsivo e irrefrenabile”.
Ma come si instaura il meccanismo di assuefazione? “Si tratta di una dinamica – commenta Bovero – dovuta soprattutto all’iperproduzione di dopamina. La ripetuta sovreccitazione dell’area cerebrale deputata al suo rilascio, ne determina la progressiva atrofizzazione riducendo sempre più il rilascio di dopamina. Di qui l’insorgere di crisi di astinenza e quindi il bisogno di “spremere” le cellule dopaminergiche rimaste con immagini via via sempre più forti, violente ed estreme nella vana ricerca di una scarica orgasmica più appagante”.
Quali sono gli effetti di questo fenomeno? Per quanto riguarda le conseguenze patologiche dirette, l’Università di Padova ha rilevato, sul campione analizzato, che un quarto dei giovani che fanno abuso di pornografia sono a rischio di disfunzioni sessuali: in particolare il 12% non cerca rapporti reali, mentre il 25% denuncia calo del desiderio ed eiaculatio praecox.
“Il calo del desiderio è dovuto al fatto che la pornodipendenza abitua il soggetto a fare tutto da solo e lo disabitua a contesti erotico-affettivi reali eliminando la corrente di tenerezza: la pratica esasperata dell’autoerotizzazione mediata dalla pornografia favorisce il calo del piacere e del desiderio erotico verso un autentico oggetto d’amore. L’eiaculazione precoce obbedisce alla stessa logica, “risolvendo” in fretta l’incapacità relazionale del soggetto le cui risorse neurologiche vengono progressivamente consumate determinando modificazioni nella chimica cerebrale. Oltre a ciò va in particolare considerata la profonda distorsione dell’immagine della donna e dell’amore che la frequentazione dei siti porno inevitabilmente determina”, conclude Stefano Bovero.
La pornodipendenza appare come un fenomeno in vertiginosa ascesa, stando ai dati della Società Italiana di Andrologia Medica e Medicina della Sessualità che ha rilevato come dal 2005 al 2010 gli utenti dei pornositi web in Italia sono passati da 5 milioni circa a 8 milioni, di cui il 10 per cento è rappresentato da minori.
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