Negli ultimi 50 anni abbiamo assistito ad una radicale inversione di tendenza dell’aspettativa di vita dei neonati prematuri, grazie ai progressi nella ricerca nella tecnologia, nella farmaceutica e alle nuove procedure adottate. Gli effetti nutritivi e terapeutici del latte materno sono stati oggetto di studi che hanno confermato che i benefici di questo alimento non devono essere sottovalutati. Il latte materno presenta un elevato contenuto di nutrienti, ormoni e fattori di difesa immunitaria che aiutano a prevenire infiammazioni e stimolano la crescita ottimale: è un alimento fondamentale per permettere la crescita e lo sviluppo fisico e immunologico nei bambini nati con parto pretermine. Tuttavia l’utilizzo del latte materno non è sempre scontato.
Sebbene sia ampiamente riconosciuto che il latte materno rappresenti il miglior nutrimento e trattamento per i neonati ricoverati nelle UTIN (Unità di Terapia Intensiva Neonatale), esso non è sempre considerato una priorità. Gli approcci che promuovono il coinvolgimento dei genitori in tutti gli aspetti della cura dei propri bambini come “l’assistenza centrata sulla famiglia” vengono considerati essenziali.
“I neonati ricoverati nelle UTIN potrebbero beneficiare del latte materno, ma a causa delle attuali prassi mediche applicate non sempre ciò avviene” – afferma la Professoressa Diane Spatz, Università della Pennsylvania, Children’s Hospital di Filadelfia, Stati Uniti.
Fornire supporto nutrizionale ai neonati prematuri solleva altre questioni, quali i tempi e la modalità di somministrazione. Tali decisioni producono effetti a breve termine sullo sviluppo e sulla crescita ma anche a lungo termine nei neonati che sopravvivono. La Dottoressa Ann Dsilna Lindh (Karolinska University Hospital, Svezia), specialista in Assistenza pediatrica e Neonatologia, ha dedicato la sua ricerca all’alimentazione enterale e agli effetti dei diversi metodi di alimentazione per neonati molto prematuri che non sono completamente sviluppati. L’uso del latte materno è il punto centrale della sua ricerca.
“Diversi studi hanno evidenziato gli effetti positivi di un elevato apporto di latte materno sulla maturazione delle cellule cerebrali[1] e sullo sviluppo cognitivo[2] nei neonati di parti pretermine. Determinare il metodo di alimentazione e la tipologia di alimenti migliori per i nostri piccolissimi pazienti, i neonati molto prematuri, risulta quindi fondamentale per assicurare il livello ottimale di nutrizione” – afferma la dottoressa Ann Dsilna Lindh.
Sebbene il latte materno fornisca un adeguato apporto nutritivo, potrebbe non contenere livelli corretti di tutti i nutrienti necessari per neonati con un peso alla nascita molto basso, ovvero che non superano i 1500 grammi. Trovare il giusto equilibrio è un processo delicato sotto molti aspetti. La madre non deve avere la sensazione che il proprio latte non sia abbastanza buono per suo figlio. Il processo di fortificazione del latte prevede che la madre estrarre il latte che viene quindi analizzato e fortificato al fine di renderlo adatto alle esigenze specifiche del neonato.
“I fortificanti esistono e sono attualmente ampiamente utilizzati nella terapia intensiva neonatale, ma non possono essere sostitutivi del latte materno e vengono quindi utilizzati solamente per accrescere l’apporto di proteine e sali minerali nei neonati prematuri. – afferma il professor Uwe Ewald, Uppsala University Children’s Hospital, Svezia. – Tuttavia non ci sono ancora prove evidenti di come si possa ottenere una composizione in grado di soddisfare in modo adeguato le esigenze di ogni singolo neonato senza interferire con il latte materno e con l’inizio dell’allattamento”.
Il Professor Ewald ha implementato uno speciale “modello di assistenza” presso l’Uppsala University Children’s Hospital in Svezia. Il modello promuove il coinvolgimento dei genitori in tutti gli aspetti dell’assistenza al bambino, senza separare il neonato dai genitori, favorendo al massimo il contatto ‘skin to skin’ e garantendo alla madre il massimo supporto nell’allattamento. Tale modello si è rivelato in grado di ridurre il livello di stress e di dolore del bambino, migliorandone inoltre i ritmi di sonno e la
crescita in generale.
Esistono altri programmi, come il metodo NIDCAP (Newborn individualized developmental care and assessment programme), che hanno contribuito a raggiungere l’obiettivo di ridurre mortalità e morbilità. Si tratta di programmi volti a fornire agli operatori sanitari che seguono i neonati ad alto rischio e le loro famiglie un’educazione e formazione specifica riguardo l’osservazione e la valutazione dello sviluppo. “I neonati prematuri e le loro madri hanno bisogno di cure di tipo intensivo e rappresentano pertanto un costo per la società, ma grazie ad un giusto approccio, al consenso e a precise linee guida siamo riusciti a implementare un diverso tipo di assistenza, consentendo ai genitori di rimanere accanto al loro bambino 24 al giorno 7 giorni su 7, senza dover per questo aumentare il nostro budget” – conclude il professor Uwe Ewald.
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